lunedì 26 settembre 2011

(prime, forse uniche) righe d'Amore

Forse la verità è che non siamo più,
io e te, i due solitari d'un tempo.
Le mani si sono fuse
al calore delle fiamme
di questa via deserta,
e se le labbra possono mentire
e gli occhi abbassarsi,
forse non può mentire
quella voce che sento
nella stanza calda
quando il piede varca la soglia
e la mente mormora
sono a casa.

Tu sarai sempre
la mia segreta dimora,
il mio incontro col Nume,
il mistero del giorno
in cui da una
divenni Una.

giovedì 22 settembre 2011

Il fiume

Pezzi di vetro da masticare
tagliano le labbra.
Luci in lontananza
e un vecchio a fumare in veranda
nel solitario esilio di una vita.
Ridevi.
Cammino e
oltre l'argine del fiume
un ragazzo mi sorride.
Cammino.
Oltre gli occhi del cielo,
nell'abbraccio del fiume
a bagnarmi le labbra.

martedì 13 settembre 2011

Nomadi

Ho vissuto come se un domani non ci fosse.
E domani è venuto, inesorabile come sa esserlo solo il tempo, che non contratta con nessuno.
Con le vertigini osservo la Ruota girare, cercando di non pensare. Di stare quieta alla finestra guardando scivolare tra le dita il mio presente. E' tardi per voltarmi. Che lo voglia o no, ormai dovrò saltare in quel maledetto crepaccio e cercare di renderlo un gesto degno di essere vissuto.

Ha poi importanza, se io stessa non mi riconosco più? Hanno poi importanza le reazioni che avrei avuto un tempo, quelle a cui vorrei dar voce, o chi credevo di essere?
Ancora una volta, la Falce porta tutto con sè. Come posso buttarmi fra le sue braccia maledendola, sapendo che ancora una volta, come sempre, le perdonerò ogni cosa?

I nomadi hanno molti volti ma un solo destino.

lunedì 5 settembre 2011

Vino, Kelly e Ur

Controluce in un tiepido sole socchiudevo gli occhi come un gatto. La sera prima avevo finito una bottiglia di vino del '96 trovata in cantina (e centellinata nel corso dei giorni con l'aiuto di un aggeggio di nome "pompa vino": googlate gente, googlate). Alla tv davano un film francese su due amanti, in cui lui le regalava una borsa Kelly di Hermes. Non ho capito molto del resto del film: vini pregiati, frasi a metà, etiquette et savoir vivre finché un bel giorno la donna riceve in regalo un foulard, segno della fine della storia. Lasciavo i due amanti a scaricarsi tra lacrime di lei e frasi fatte di lui mentre io versavo le mie lacrime sulla Kelly bag che non avrei mai avuto.


Nel frattempo Enheduanna di Ur raccontava la sua storia da un vecchio libro.
Sargon il Grande intorno al 2300 a.C. unificò sumeri, babilonesi e akkadi in un impero.
Lasciò la figlia, Enedhuanna, al sacerdozio del dio Nanna, dio della Luna. Ma il re di Uruk preparava la rivolta per impadronirsi dell'impero di Sargon: Enedhuanna fu stuprata, mutilata e esiliata poco dopo la morte del padre.

Lui mi ha dato
Il pugnale rituale della mutilazione
Mi ha detto
“ti dona”
Egli asciuga la sua mano bagnata di sputo
Sulla mia bocca dolce di miele.


Nel frattempo il nipote Naram-Sin sedeva sul seggio di Nanna e elevava se stesso a divinità, disinteressandosi di lei, confinata in terre inospitali: non più di sangue reale, non più sacerdotessa, Enheduanna vagava scrivendo versi alla dea Inanna (Ishtar) nella sua veste di signora della guerra e delle tempeste, affinché calasse sui nemici e ridesse a Enedhuanna il suo posto di Gran Sacerdotessa.

Il suo ululato
come il tuono di Ishkur
e l'urlo come di tempesta
scuote i corpi
fa tremare tutta la carne.
[...] Tu maledici il suo grano
versi sangue nei suoi fiumi
un vento tempestoso distrugge danzando la città
porta a te prigionieri giovani legati da corde.

Le fonti sono lacunose e non sappiamo, quindi, in che modo questo sia accaduto: qualcuno parla di una rivolta di donne guerriere, altri di una battaglia. Enedhuanna ritornò alla fine al suo seggio e le sue lodi a Inanna, il suo racconto e le sue suppliche sono tra le più intense testimonianze che abbiamo di 4300 anni fa. Esistono almeno 500 copie del suo "esaltazione di Inanna", che venivano scritte, cantate nei templi e tramandate a più di mezzo millennio dalla sua morte.
Decisamente uno dei miei personaggi preferiti.

sabato 3 settembre 2011

Foglie

Un rumore d'alberi si leva improvviso.
Ero una stella e cadevo.
Tamburi nel buio, li senti suonare?
Sconvolta di luce
in un pezzo di cielo.
E' già ora di strade.

lunedì 29 agosto 2011

(nuova) carrellata di manie personali

Molte persone amano vantarsi dei propri pregi. Io ho una strana mania. Nacque da un cortometraggio che vidi su TELE+ (quando esisteva ancora TELE+) in tarda serata: lui e lei alla prima uscita, si facevano un lunghissimo elenco di manie personali per esorcizzare il fatidico "terzo mese", in cui quelle cose inizi a scoprirle in ogni caso. Da allora, ogni tanto, siccome è bene non dimenticare di essere un po' testa di cazzo, enumero i miei difetti in liste puntuali e pragmatiche.

Questo è uno di quei giorni.

Sono orgogliosa, dispotica, lunatica, riservata. Uno dei miei soprannomi è fuhrer, l'altro serpente. In pratica un orso. Preferisco infatti grattarmi la schiena sugli alberi che avere a che fare con gli esseri umani, che trovo una razza schizofrenica, pericolosa e noiosa - salvo rare eccezioni. Io appartengo alla razza umana per i primi due aggettivi elencati. Come si evince, sono anche intrisa di un certo senso di superiorità. Aggiungerei che apro le bottiglie di birra con i denti.
Ho la mania di organizzare periodi interi della mia vita in stile ragionier Filini: un esempio su tutti, se devo fare 4 esami in un mese mi divido la vita in "pagine al giorno" in modo da riservare una quota di tempo, calcolata secondo algoritmi precisi e inequivocabili, al mio piacere.
Da quando io sia diventata ossessivo-compulsiva non l'ho capito, credo da quando ho voluto smettere di essere una scapestrata senza speranza, personalità che comunque sopravvive e viene fuori in schizzi improvvisi (vedi "l'onda del mare", ma questa la capiremo in tre!).
Sono letteralmente rapita da tutto ciò che luccica: probabilmente in una vita passata ero un pellerossa che ha barattato sua figlia per due perline e una bottiglia di whisky. Infatti, poco tempo fa, ho comprato da un sordomuto una palla che si illumina cambiando colore e passo serate intere a fissarla come una falena. Il migliore acquisto da 5 mesi a questa parte, ovviamente dopo il deodorante per ambienti che deodora solo se lo incendi, il che soddisfa la mia vena da piromane. (N.B.: non datemi mai della legna e un camino o non parlerò con nessuno per il resto della serata).
Adoro le bolle di sapone, anche se agli altri dico sempre che ci gioco insieme alla gatta: in realtà lei le odia perché le bagnano il naso, ma non mi convincerà mai a smettere.
A volte mi apposto presso luoghi turistici e verso sostanze oleose per terra, sperando che qualche giapponese inciampi. Poi mi siedo e aspetto. Per quelle due volte in cui sono inciampati davvero ne è valsa la pena.

La cosa fondamentalmente grave è che indosso fieramente le mie turbe mentali, con la ferma convinzione che ciò mi renda adorabile. In realtà a prima vista sono antipatica, e molto spesso lo rimango anche dopo.

Se qualcuno volesse partecipare a questo post per una terapia di gruppo, è il benvenuto.

martedì 16 agosto 2011

lettera alla nonna

Fin da piccola mia nonna mi ha detto: "per conoscere una persona non stare a sentire quello che dice su di sé: guarda quello che fa. E prima di aver appurato chi è, non fare con lei né patti né promesse".

Ah, nonna! Se sapessi come mi hai condannata!
Ho sempre seguito il tuo consiglio in prima persona: è così che ho scoperto la via dell'azione. Ho sempre fatto molto e parlato poco, specie di ciò che facevo.
Ma bisogna ammettere, ad un certo punto, che sarebbe molto più comodo adagiarsi su ciò che comunemente, invece, viene fatto: dimostra anche tu il tuo sapere sulla bacheca di facebook! Cita libri che non hai letto e concetti sui quali non hai meditato! Tu hai su anobii 300 libri, tu hai la bocca piena di termini esotici! Hai le fatine, gli incensi, le piantine, i fiorellini, gli gnometti, le pietre, la bacchetta, il pugnale variopinto! Che bellezza!

Riempiendoti la bocca di parole e la casa di oggetti, non dovrai stare a guardare quello che in effetti fai o non fai, il modo in cui agisci: questo è del tutto irrilevante! Difenderai le tue parole e i tuoi oggetti fino alla morte, contro chiunque li attacchi: essi sono la tua idea di te e del mondo.

Cara nonna, se fossi vissuta all'epoca delle vetrine sul web saresti inorridita, nell'epoca in cui conta la foto che metti, non la faccia che hai. Conta l'hobby che selezioni da un elenco, non quello che effettivamente hai: scrivi "viaggi" e non hai mai passato la frontiera. "Giardinaggio" e hai un cactus. "Stregoneria" perché compri i cristalli e fai gli orecchini di fimo.


Mi tolgo il cappello con te, nonna, di fronte agli spagiristi che si sporcano le mani in laboratorio e hanno sentito il rumore pauroso e improvviso delle esplosioni; dinnanzi al tantrika che spende anni di preparazione in astinenza e devozione; di fronte all'aghori che vive una vita d'orrori per compiere i suoi sadhana; di fronte al monaco dell'ora et labora e all'asceta che digiuna per giorni. Di fronte a quelli che per anni si alzano all'alba ogni mattina per salutare il sole. Di fronte agli uomini che poco parlano, non usano ciò che fanno come una vanteria da vetrina e molto agiscono.

E di fronte a te, nonna, i cui sforzi sono stati ripagati perché, come mi dicevi, "se tu metti nella moka l'acqua e il caffé non uscirà mai il tè: se esce il té e qualcuno ti assicura che ci aveva messo il caffé, sai che sta mentendo. Così, puoi giudicare il passato dal presente, e dal presente intravedere il futuro."