giovedì 6 gennaio 2011

La fata di Rocca Pagana

Dalle Sarche la strada si slancia verso le Giudicarie Esteriori, inerpicandosi sul monte in stretti tornanti. Unica nel suo genere la cupa bellezza della gola del Limarò dalla quale spuntano enormi massi ispiratori di antiche leggende, inaspettata la grazia di prati e boschi costellati da antichissimi campanili in granito, là dove la valle si allarga. Le tribù delle Giudicarie furono le ultime, nel Trentino, a convertirsi al cristianesimo. Quando nelle valli si adorava il Cristo, lì vi erano ancora i grandi sacerdoti di Nettuno, il dio dell'acqua sorgiva, la cui tradizione si tramandava di padre in figlio. Ma una alla volta le grandi famiglie si estinsero.
Ancora oggi una leggenda locale ricorda la fede incrollabile dell'ultimo sacerdote di Nettuno e la sua disperazione al pensiero che, morto lui, nessuno si sarebbe più ricordato come onorare i vecchi Dei.
Ogni giorno l'ultimo sacerdote di Nettuno soleva recarsi nei boschi per compiere i suoi rituali e i suoi sacrifici e supplicare gli dei di non permettere a Cristo di cacciarli per sempre anche dalla valle delle Giudicarie. E intorno a lui il mormorio delle acque bisbigliava dell'approvazione dei grandi esseri celesti, e il frusciar delle foglie incoraggiava il suo cuore, e nelle lunghe ombre della sera scorgeva le vesti bianche delle naiadi e delle aquane.

Un mattino, sentendo avvicinarsi l'ombra della morte, egli decise che nessuno avrebbe profanato gli arredi d'oro e pietre preziose della sua famiglia, e volle nasconderli dove nessuno avrebbe potuto trovarli, insieme ai segreti del suo culto. Quando le tenebre avvolsero il mondo camminò a lungo, fino a una caverna in fondo al bosco, e lì nascose il suo tesoro; l'indomani mattina il vecchio morì serenamente.
Ma quando la notizia della sua dipartita si sparse, gli abitanti del paese partirono alla volta della sua casa, decisi a far proprie quelle ricchezze ormai incustodite. Ma essi non trovarono nemmeno uno spillo d'oro, né nella casa né in tutta la valle, e intuirono che l'avesse nascosto da qualche parte, nella montagna, che battezzarono subito Rocca Pagana.
Un po' alla volta tutti abbadonarono le ricerche e del tesoro di Rocca Pagana si parlò soltanto nelle lunghe sere d'inverno, quando si raccontavano le favole ai bambini.

Il tempo continuava lento a trascorrere. Un giorno, in tempi a noi abbastanza vicini, capitò in un paese cristiano delle Giudicarie Esteriori uno straniero che di professione faceva il medico. Era una persona molto intelligente che dedicava tutto il suo tempo allo studio e alla ricerca di nuovi rimedi, ma il suo animo era del tutto insensibile e non trovava mai una parola buona per i suoi pazienti o il coraggio di dir loro una bugia pietosa, così che tutti lo evitavano e spesso preferivano curarsi con le erbe che affidarsi a lui. Di questo però il medico non si curava: ciò che gli interessava era conoscere più a fondo i rimedi alle erbe per poter guadagnare molti soldi tra la gente civile. "Non mi vogliono?", diceva, "Meglio così: avrò più tempo per camminare nei boschi."

Un giorno il medico stava appunto camminando nel bosco, quando giunse nei pressi di un ruscello d'oro. Vi affondò le mani per raccoglierlo, ma tutto ciò che ebbe in cambio fu un "Ahi!", pieno di dolore e di indignazione. Ridendo il medico si diresse verso quella voce, scostò i rami dei cespugli e degli arbusti che gli si paravano davanti e... si trovò dinnanzi a una meravigliosa creatura piangente, seduta davanti a una grotta.
"Chi sei, e cosa fai qui?" le chiese, abbagliato suo malgrado da tanta bellezza.
"Chi sono? Sono una fata, ecco chi sono! Una fata incaricata di custodire il tesoro di Rocca Pagana. Ma tanto tu non mi crederai: tu non credi a certe cose." rispose lei fissandolo con gli occhi del colore delle acque.
"Perché lo dici? Cosa sai tu di me?"
"So abbastanza da giudicarti un grande egoista, e noi Esseri Celesti non dovremmo mai avere a che fare con gli egoisti perché essi hanno il potere di farci morire. E' terribile, credi, rimanere sola in questo bosco per tanti secoli e poi incontrare proprio l'ultima persona con cui dovrei parlare!"
"Ti assicuro che io non sono proprio quel mostro che tu potresti pensare: mettimi alla prova!"
"Potrei confidarti che in questa grotta c'è un tesoro fatto d'oro purissimo, gemme, argento e tanto amore. Se saprai conquistartelo, te lo regalerò."
"E cosa dovrei fare, mia regina, per meritarmelo?"
"Dovrai spogliarti del tuo egoismo".
Per quanto l'impresa sembrasse ardua, il medico accettò la prova della fata, chiedendole il suo aiuto.

Da quel momento una strana amicizia, che presto mutò in amore, nacque tra la fata e l'uomo. Ogni giorno egli si recava sul monte, in mezzo ai boschi, fino alla caverna chiamata Rocca Pagana, per assaporare con lei l'incanto di albe e tramonti, inebriarsi del profumo dei fiori che s'inerpicavano fra contorte radici e curare uccelli, lepri e caprioli. Per niente, perché il corpo di quelle bestie non aveva alcun segreto medico da svelargli. Ma il medico si trovò a pensare che, se per ipotesi assurda quella cosa di cui aveva sempre negato l'esistenza e che i creduloni chiamavano anima fosse esistita, ogni essere di quel bosco ne doveva avere una molto bella. A volte amava scherzare con la fata, stuzzicandola su questo argomento, ma lei rispondeva soltanto: "Cerca."
Ed il medico cercò tanto bene da scoprire che può esservi una grande gioia nell'immedesimarsi con la natura e gli esseri viventi, e che se anche il tesoro fosse consistito solo di questa certezza dell'anima di ogni cosa, sarebbe stato un gran tesoro.
Nel frattempo i contadini della vallata avevano notato il suo grande cambiamento, la sua generosità e specialmente le sue passeggiate nel bosco. Dove andava, ogni giorno, il medico? E perché era diventato tanto allegro? Quando poi, da avido che era, diventò generoso coi pazienti, essi compresero che doveva essere entrato in possesso del tesoro di Rocca Pagana, e si decisero a seguirlo: non fosse mai che un forestiero li derubasse di ciò che spettava agli abitanti della valle!

Tre uomini, il giorno seguente, lo seguirono senza che egli se ne accorgesse ma ad un tratto, come d'incanto, il medico sparì. I tre, delusi e irritati, batterono tutta la zona sperando d'incontrarlo, ma invece del medico trovarono soltanto un immenso e meraviglioso ruscello d'oro. E sulla soglia della grotta dalla quale il fiume sgorgava, trovarono il medico e la fata, addormentati l'uno di fianco all'altra. A quella vista i tre uomini si fissarono sbigottiti, e ricordarono il vecchio sacerdote di Nettuno, gli dei e i semidei suoi amici e le voci su una fata di cui si parlava da tanti e tanti anni in paese.
I tre compresero di trovarsi a Rocca Pagana, ma capirono che mai e poi mai una creatura così potente avrebbe permesso loro di impadronirsi del tesoro destinato al suo innamorato. A malincuore, decisero di abbandonare ogni speranza e di tornare sui propri passi, ma prima vollero lasciare un segno per avvertire la fata che era stata scoperta. Presero un grosso masso e lo posero sui suoi capelli, poi si allontanarono.

Al suo risveglio la fata iniziò a pettinarsi le lunghe chiome, e si accorse del sasso che le tratteneva. Capì così di essere stata scoperta da qualcuno. Ma chi aveva indicato il suo nascondiglio? Guardò l'uomo addormentato al suo fianco: lui, senz'altro. E l'aveva fatto per impadronirsi impunemente del tesoro. Con somma astuzia era quasi riuscito a convincerla del suo cambiamento. Commedie.
Ma la colpevole era lei, incaricata di custodire gli arredi del tempio di Nettuno e la sua sapienza: non avrebbe mai dovuto permettergli di avvicinarla e di svelare a tutti il suo nascondiglio. Ma ora avrebbe compiuto il suo dovere senza esitare.
E la fata, levato in alto un affilatissimo pugnale, lo conficcò fino al manico nel cuore dell'innamorato. Poi sparì nel nulla, insieme al tesoro di Rocca Pagana che, come volle l'ultimo sacerdote di Nettuno, non fu mai profanato dai cristiani.

(tratto da: "Le più belle leggende del Trentino", Giovanna Borzaga, ed. Manfrini, 1984)

5 commenti:

  1. Bellissime queste storie :P ...non basterebbero srivere centinaia di libri per raggrupparle tutte...finalmente anche io commento i tuoi post xD

    GalvanoI

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  2. io le adoro *_* anche perché dalle mie parti non ho mai sentito nessun vecchio dire che le aquane non esistono: qualcuno porta ancora delle offerte ai ruscelli per avere dei sogni profetici o per rimanere incinta ;)

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  3. Quindi probabilmente questo potrebbe risultarti simpatico:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Il_mistero_di_Lovecraft_-_Road_to_L.


    Trust me, Nerval non è necessariamente un buon curriculum. ;).

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  4. sarà, ma a me quel passo del desdichado piace un sacco.
    Il film di Lovecraft mi mancava... anche se non credo lo guarderò mai XD

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  5. Peccato, ne vale la pena.

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