domenica 27 marzo 2011

lettera all'amante di sempre

Come in un miracolo la Musa, invocata, corre fuori dal cespuglio.
Pagine piovono.
Nemmeno il caffé mi hai fatto prendere stamattina.
Ingorda.
Troppo tempo era passato e di nuovo ci rotoliamo tra righe che si rincorrono.
Un senso ritrovato.
Devo dirti, sai, che forse non temevo sul serio d'averti persa.
Che fai, t'offendi, o ti schernisci e continui a recitare la parte della femmina?

Ti conosco troppo bene, mia vecchia amante, quando giochi a rimpiattino senza la reale intenzione di non farti trovare. Con la pretesa che io t'implori quando, satura d'immagini e trame, non esce una riga.
Sai che non lo farò.
Verrai da sola (oh, se lo farai!), quando avremo in silenzio tessuto l'incanto, fieramente resistendoci, infine gettandoci a perderci in un fiume d'inchiostro, dove non capisco dove io finisco. Dove tu inizi. Dove sta il mondo.
Rideremo insieme del vecchio gioco.
Mi sei mancata.

E allora andiamo insieme, vecchia amica, stamattina nemmeno il caffé mi hai fatto bere.
Mi hai scossa dai sogni in quell'ora famosa che ami. La penna era già sul comodino.
Perché poi sempre l'alba... me lo spiegherai quando cadrò nella notte eterna dell'anima?
Trasudi fascino e incantesimi, e bellezza affilata come un rasoio.
Sempre col naso all'insù, vecchia amante, a rubare la luce delle stelle.
La terra sa essere noiosa e il ponte fra i mondi è l'unica soluzione.
C'è chi vive su quel ponte perché è nato pazzo, il caro vecchio e savio pazzo che vede oltre e si tormenta, non sapendo domare la visione con l'incanto. Chi lo costruisce mattone su mattone, e le ere lo chiamarono eroe.
Non c'è poi molta differenza tra i due.

E se il mercato non ti vuole, faremo due cuori e una capanna.

Forse il mondo non è pronto per il nostro amore. 
Forse noi non siamo pronte per il mondo.

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